Roma est: contro il degrado mobilitazione e lotta per i diritti degli italiani
“La mobilitazione popolare contro l’apertura di un centro d’accoglienza per profughi e rifugiati politici a Settecamini è stato un successo, non solo perché i residenti del quartiere hanno aderito in massa alla protesta, sostenuta da CasaPound Italia, ma soprattutto perché ha permesso la sospensione del progetto di apertura del centro. Rimane, però, il problema relativo al forte degrado della periferia est di Roma dovuto all’emergenza rom, all’inquinamento ambientale dell’industria Basf, all’imminente apertura di altri centri di accoglienza per rifugiati politici.” – Questa la dichiarazione di Mauro Antonini, responsabile del IV municipio per Cpi, nonché portavoce del movimento nella protesta di Settecamini, in seguito alla notizia resa nota dal programma Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per cui Roma dovrà accogliere ben 2.630 rifugiati, di cui la maggior parte verranno sistemati in centri di accoglienza nell’area est della capitale: 240 in via Fosso dell’Osa n.484, 75 in via G.Grappelli n.56. Questa politica, del tutto inadatta a far fonte alle esigenze di riqualificazione ambientale e di sicurezza sociale dei residenti, voluta dal sindaco di Roma Ignazio Marino e dall’assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini e avallata dal presidente del IV municipio Emiliano Sciascia, non pone confini all’immigrazione selvaggia a cui assistiamo ma, al contrario, getta ancora più nel caos un’intera area cittadina già devastata dalla presenza del campo rom di Via di Salone, il più grande campo rom d’Europa e dall’attività fortemente inquinante dell’industria chimica Basf, i cui fumi tossici sono causa di avvelenamenti vari (è stato perfino chiuso un laghetto di pesca sportiva per l’inquinamento dell’acqua).
La vittoria di Settecamini non deve farci distogliere l’attenzione dai numerosi problemi che affliggono l’area est di Roma, per non cadere nel rischio che i nostri quartieri possano diventare terra di nessuno nell’indifferenza delle istituzioni di competenza. La parola chiave, pertanto, non può che essere mobilitazione e lotta per il rispetto dei diritti dei cittadini italiani.