Riforme: revoca cittadinanza per reati gravissimi e via a pareggio bilancio, così CasaPound vuole modificare la Costituzione
Roma, 23 novembre – Modifica del rapporto tra legge italiana e diritto internazionale, ius sanguinis come unico strumento di acquisizione automatica della cittadinanza, revoca della cittadinanza per gli autori di reati gravissimi, vincolo di mandato per i parlamentari, possibilità di indire referendum sui trattati internazionali, abrogazione del pareggio di bilancio in Costituzione. Sono le “cinque riforme istituzionali per un’Italia più giusta e davvero sovrana” proposte da CasaPound Italia nel programma elaborato in vista delle politiche. “Sopratutto nelle parte che tratta di economia e lavoro, la Costituzione ha elementi apprezzabili che ricordano molto il precedente ordinamento – sottolinea il segretario nazionale e candidato premier di Cpi Simone Di Stefano – ma riteniamo ci siano modifiche necessarie a uscire da alcune empasse che bloccano lo sviluppo della nazione e che non le consentono di essere al passo con l’evoluzione degli scenari interni e internazionali”.
La prima riguarda l’articolo 10 e il rapporto tra la legge nazionale e trattati internazionali. “Per CasaPound – spiega Di Stefano – sovrana è la volontà del popolo italiano e dunque le norme del diritto internazionale è con essa che devono essere in accordo. In questo senso, anche la condizione dello straniero deve essere regolata dalle leggi italiane in conformità ai trattati internazionali che siano effettivamente stati sottoscritti. Quanto allo straniero perseguitato in patria, il diritto d’asilo va garantito, certo, ma sempre nei limiti stabiliti da legge italiana”.
“La seconda riforma – prosegue – riguarda l’articolo 22, che va ampliato con l’introduzione del principio secondo cui la cittadinanza si può acquisire automaticamente solo per ius sanguinis, mentre deve poter essere tolta a chi commette reati gravissimi stabiliti per legge e ai suoi discendenti fino alla seconda generazione (nipoti)”. La terza riguarda l’articolo 67 e l’introduzione del vincolo di mandato per i parlamentari, che, sottolinea Di Stefano, “se dovessero cambiare gruppo, non potranno far valere il voto di fiducia quando si decidono le sorti di un governo”. Inoltre, con la modifica dell’articolo 75, “vogliamo introdurre la possibilità di indire un referendum anche sui trattati internazionali. Infine – conclude Di Stefano -, qualunque riforma della Costituzione non può prescindere dalla abrogazione del pareggio di bilancio vergognosamente introdotto in Costituzione sotto il governo fantoccio guidato da Mario Monti”.