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Multe ‘quote latte’ in Veneto: azione di protesta di CasaPound al TAR di Venezia

MULTE QUOTE LATTE IN VENETO: AZIONE DI PROTESTA DI CASAPOUND VENETO AL TAR DI VENEZIA
Venezia, 26 marzo 2015 – Militanti di CasaPound Veneto, all’alba di quest’oggi, hanno affisso davanti al TAR di Venezia quattro cartoni raffiguranti altrettanti contenitori per il latte.
Uno rappresenta il latte tedesco, uno il latte francese, uno il latte polacco e infine l’ultimo il latte italiano. Presente anche uno striscione, recante la scritta: “No alle quote latte, no alle multe ai produttori italiani”.
L’azione vuole essere una protesta contro le multe arrivate in Veneto per l’annosa vicenda quote latte.
“Con questa azione – spiega CasaPound in una nota – abbiamo voluto portare la nostra solidarietà ai produttori locali colpiti da questa stangata, e protestare per il perdurare di questa assurdità. Spesso, c’è chi riduce questa vicenda al mero rispetto delle regole. In realtà si tratta di una banalizzazione. Le quote latte, introdotte oramai molti anni fa, sono state forse la primissima avvisaglia di quell’Europa assurda e ingiusta contro cui noi oggi ci battiamo. Quell’Europa che strangola i nostri produttori, le nostre tipicità, le nostre eccellenze, perché preferisce fare gli interessi delle multinazionali dell’agroalimentare e della grande distribuzione organizzata, che taglieggiano i piccoli produttori locali”.
“Di sicuro – prosegue CasaPound Veneto – sono decenni che le quote latte mortificano le nostre produzioni, poiché all’epoca ci furono assegnate in una maniera totalmente inadeguata rispetto alla nostra capacità produttiva. E così ci troviamo ad importare latte straniero, di dubbia qualità, mentre siamo costretti a gettare via il nostro, controllatissimo e di alta qualità. La verità è che da sempre, l’UE mira ad ammazzare la nostra preziosa agricoltura. Ora cosa ne sarà di queste aziende? Delle persone che vi lavorano? E’ ora di dire basta. E se un accordo è sbagliato, si battono i pugni sul tavolo e si cambia. I nostri governanti devono fare gli interessi delle nostre aziende, non gli strozzini per conto di Bruxelles”.

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