Centro di accoglienza a Cardito (NA), la protesta nella notte di CasaPound Italia
Cardito (Napoli), 31 dicembre – Ingresso sigillato e uno striscione che recita “No al centro d’accoglienza”;
questo lo scenario che si è presentato stamane agli occhi degli abitanti di Cardito, comune della provincia napoletana che da qualche tempo a questa parte ha visto nascere accese polemiche e proteste per la creazione di un centro di accoglienza per immigrati.
“Abbiamo voluto ribadire ancora una volta il nostro deciso NO alla creazione del centro di accoglienza”, dichiara Vittorio Siciliano, referente locale di CasaPound Italia.
“Dopo le proteste da parte della cittadinanza – continua Siciliano -, e in particolar modo del signor Giuseppe, cittadino di Cardito che abita all’interno dello stesso stabile che dovrebbe ospitare in un appartamento più di venti immigrati sbarcati clandestinamente sulle coste siciliane e trasferiti nella provincia napoletana, intendiamo condannare ancora una volta questa scellerata politica che incentiva l’immigrazione selvaggia, voluta dall’attuale Governo, che arricchisce cooperative attraverso meccanismi e bandi di gara non sempre ben chiari, e che alimenta un traffico di umani che non giova alla cittadinanza, creando criminalità e delinquenza”.
“Ricordiamo che la cittadinanza è ormai disperata – dichiara Siciliano -, e che addirittura il signor Giuseppe a causa del centro d’accoglienza pochi giorni fa si è cosparso di benzina, e ha minacciato di darsi fuoco. Non lasceremo sola la cittadinanza di Cardito – conclude Siciliano -, saremo sempre uniti alle proteste degli abitanti nella battaglia contro la creazione del centro d’accoglienza, battaglia che ci vede mobilitati già da tempo; condanniamo duramente le scellerate scelte del Governo e delle amministrazioni locali, che attraverso una politica basata su una finta ospitalità ed accoglienza, si rendono di fatto gli unici responsabili di un fenomeno sempre più dilagante, quello dell’immigrazione clandestina, che arricchisce sempre più il giro d’affari della malavita, quello degli schiavi d’uomini, e quello della micro-criminalità”.
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