L’Italia si è forgiata nel fango delle trincee, non a un tavolo di trattative. È nell’asprezza della lotta e nella difesa dei confini che gli italiani hanno iniziato a riconoscersi come Popolo e Nazione. Il sacrificio più estremo ha unito lombardi e siciliani, trentini e sardi, romani, campani, veneti, molisani e via, per tutta una penisola che ha iniziato, nell’epopea della Prima Guerra Mondiale, a parlare un’unica lingua fatta di un unico spirito e di un unico sentire. Oggi sentiamo solo parlare di “immane tragedia”, “inutile strage”: noi invece vogliamo parlare di Vittoria. Perché è lì, su quei confini oggi tanto osteggiati, che è nata davvero l’Italia. Abbandoniamo quel senso di sconfitta che ci portiamo dietro da troppo tempo e riappropriamoci della Vittoria in ogni campo. Questo Paese ha saputo fare e dare tanto, anche e soprattutto nei momenti più bui. Non lasciamoci travolgere da piccole o grandi Caporetto: torniamo ad osare, come i ragazzi del ’99.