Lamona (CasaPound Italia), istituzioni intervengano o saranno conniventi con chi pensa ancora che le ‘sedi dei fascisti’ si chiudono col fuoco
Bologna, 9 ottobre – Al grido di ‘Fasci di merda, vi diamo fuoco alla sede’ una trentina di antagonisti hanno fatto irruzione questo pomeriggio nella sede di Sole e Acciaio, dove stava per iniziare una manifestazione di solidarietà organizzata dalle associazioni Sol.Id e CasaPound Italia. All’interno del locale era presente anche una ragazza al nono mese di gravidanza, poi accompagnata in ospedale per i necessari controlli. Tutto è accaduto intorno alle 19.20 , in via Malvolta, nel quartiere Santo Stefano, dove poi sono arrivati vigili del fuoco e forze dell’ordine. Nella sezione, dove era prevista in serata un’iniziativa di solidarietà per il Kosovo, si trovavano cinque militanti di Cpi, tre uomini e due donne, tra cui la ragazza incinta.
‘’A un certo punto – racconta Andrea Lamona, coordinatore di Cpi Emilia Romagna, che era sul posto – abbiamo sentito da fuori un gruppo di antifascisti che lanciavano insulti e minacciavano di dare fuoco alla sede. Il tempo di affacciarci e dal gruppo è partito un fumogeno che è atterrato su alcuni fogli di carta che erano su una scrivania dando vita a un principio di incendio. Siamo riusciti a rispedirlo fuori. Poi è partito un lancio di bottiglie. Siamo comunque riusciti a tirare giù la saracinesca, ma il gruppo da fuori l’ha forzata, riuscendo a infilare sotto la serranda un altro fumogeno che ha reso irrespirabile l’aria della sezione. La preoccupazione, ovviamente, è stata tutta per la nostra militante al nono mese di gravidanza, poi portata in ospedale per accertamenti’’.
‘’Un episodio gravissimo e inquietante – sottolinea Lamona – che succede ad altri episodi analoghi avvenuti qui in regione, come la molotov lanciata contro questa nostra stessa sede bolognese nel novembre del 2012 o l’ordigno esploso accanto alla sede di Parma ad agosto. Ci chiediamo come sia possibile che azioni come queste possano ripetersi a una tale frequenza nell’indifferenza generale e restando peraltro del tutto impunite. Le istituzioni e la politica hanno il dovere di intervenire, se non vogliono dirsi conniventi con chi, 40 anni dopo gli anni ’70, pensa ancora che le ‘sedi dei fascisti’ si chiudono col fuoco’’.