Roma, 3 dicembre – Il Blocco Studentesco annuncia di aver eletto 33 rappresentanti tra le varie realtà scolastiche italiane di cui 17 nei consigli di istituto e 16 nelle consulte provinciali. Sono migliaia i voti raccolti in tutta la penisola dal movimento del fulmine cerchiato durante le tornate elettorali d’istituto e consulta. Successo storico si è registrato soprattutto in Liguria, dove si è ottenuta la presidenza della Consulta Provinciale di La Spezia e la vice presidenza della consulta regionale tramite Giulio Borrini, militante del Blocco Studentesco.
Il Lazio si conferma roccaforte del movimento con ben 5000 voti raccolti. Di questi, più di 3000 voti sono stati ottenuti nella sola città di Roma, Dove vengono conquistate scuole come Mameli, Montessori e Democrito ad Ostia. Nelle altre Regioni, si riaccende una fiaccola in Puglia, dove il Blocco Studentesco torna a marciare con più di 1500 voti e 5 rappresentanti eletti tra Bari e Lecce. Si torna sulla scena a Rieti, Pomezia, Fermo, Pordenone, Piacenza e Milano, dove i nostri eletti scontano il pericolo antifascista appostato come un cane da guardia nella città di Beppe Sala.
“Dopo quasi un anno di chiusura forzata delle scuole il nostro movimento si è riaffacciato sulla politica studentesca tornando protagonista delle battaglie e delle competizioni elettorali negli istituti e nelle consulte provinciali. – dichiara Sergio Filacchioni, responsabile nazionale del Blocco Studentesco – Il fulmine cerchiato è tornato senza paura nella realtà delle scuole ripartendo dopo lockdown e zone rosse. Tutto questo è avvenuto con un bagaglio non indifferente di difficoltà: in primis, l’ostracismo forzato operato dai grandi social media contro di noi, primo tra tutti l’ormai ‘ex’ Facebook, che non nasconde di aver inserito la nostra organizzazione nella ‘New Dangerous Individuals and Organizations List’ (fonte: The Intercept). In secundis, un mondo scolastico e sociale profondamente mutato dalla pandemia permanente, dalle paure fobiche di contatto alla repressione operata contro ogni forma di contestazione da questa distocrazia (si legga anche regime democratico antifascista). Non sono lamentele, ma sfide che ci siamo imposti di superare. Questi numeri, seppur rappresentanti di una piccola minoranza, incarnano un esempio, soprattutto per noi, per ripartire nella costruzione di un movimento solido e rivoluzionario che affonda le sue radici e la sua ragion d’essere nel sindacalismo studentesco; un esempio per nostri avversari, perché dimostra che bisogna ancora fare i conti con noi, perché non tutti siamo resettabili riducibili ai minimi termini; un esempio per chi ci guarda perché si capisca finalmente che i ‘giovani’ non sono morti. Ora si torna a lavoro, perché questi 75.000 studenti che rappresentiamo siano avanguardia ed esempio di una nuova generazione di riscossa!”.