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Dov’è finita la politica italiana?

Dopo l’ennesimo gioco di palazzo entra in scena Mario Draghi, l’uomo a cui nel 1992 fu ordinata la svendita dell’Italia ai grandi finanzieri a bordo del panfilo Britannia. Mario Draghi, uomo legato a Goldman Sachs, così come lo è Romano Prodi, capo del governo per ben due volte, e Mario Monti, imposto nel 2011 da Giorgio Napolitano e tuttora senatore a vita con la capacità di essere decisivo nelle decisioni di governo. Mario Draghi, per anni a capo della Bce che lanciò la politica dell’austerity.

Ancora una volta viene sancita la totale subordinazione della politica italiana a decisioni a cui l’Italia non può prendere parte. Per una questione di cultura politica, perché oramai la sovranità nazionale e l’autonomia decisionale vengono viste come un ostacolo anziché un principio cardine, ma anche per totale incapacità di gestione.

In parlamento siedono solo figuranti la cui unica preoccupazione è mantenere la poltrona, abbiamo assistito a un governo deprimente per la sua totale incompetenza e le sue farse da cinepanettone, mentre l’opposizione si sfilava dalle sue responsabilità rifiutandosi più volte di dare spallate decisive forse proprio per paura di dover andare al governo.

Non ci stupiamo che la troika internazionale si rifiuti di consegnare i miliardi del Recovery Fund e del Mes a una tale classe politica ridicola e grottesca, chiamando e imponendo i suoi “professionisti” a gestire le politiche decise su altri tavolini.

Ecco a voi, Draghi il liquidatore di Stato.

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